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Sanno
di anice stellato
i miei capelli.
Il mattino.
Quando
apro gli occhi.
Dopo:
di cannella.
E cardamomo.
Di cartamo: sanno.
Fra le mie dita.
È un gioco,
per ora.
A mezzogiorno
hanno:
la nota
(lontana)
dei chiodi di garofano.
Il pomeriggio
sono liquirizia.
Sommaco.
Zafferano.
Ginepro.
Salvia.
E tamarindo.
La sera fieno greco.
E aneto.
La notte sono un incendio:
zenzero.
Quando cadono le bombe:
di curcuma sanno
quando la gente muore.
quando la gente muore.
Quando penso a te:
di cumino nero.
Se tu mi pensassi:
di vaniglia.
Vedi come sono,
bastardo?
Sperpero la vita:
nelle parole.
(Continua la serie di poesie inviatemi da Gaza. Autrice è una giovane donna che desidera restare anonima, che evidentemente non si rivolge a me in ciò che scrive, ma si rivolge a me per essere pubblicata. Il Blog la pubblica e apre, forse, una finestra su una realtà che siamo abituati a osservare appesantiti dai luoghi comuni. La traduzione è di Faccia da reporter, al quale manca il tempo per la costanza e traghettamenti più accurati).
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