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La città è così grande che a volte le mette paura. Esce di casa e trattiene il respiro. Uno, due, tre, quattro. In realtà, comincia quando esce dalla doccia. Si prepara, la prende da lontano. Sei, sette, otto, nove. Appena in strada chiude gli occhi, anzi li ha già chiusi: da prima. Undici, dodici. Li stringe forte. Tredici, quattordici. Li riapre piano: le palpebre sono un sipario leggero strappato via dal rumore e dal solito vento leggero che non smette mai. Oh mai, oh mai. Oh mai! La televisione, ieri sera, ha detto che sono tempi difficili. La radio, questa mattina, l’ha confermato. E anzi ha rincarato la dose: sono tempi difficili e incerti. Quindici, sedici, diciassette. Incerti. Nel naso le entrano i profumi che la gente si è messa prima di uscire, anche lei, di casa. Nella testa le gira una cosa sola. Gira e rigira. Finché viene fuori: « Che palle ». A volte, fa bene dirlo. Ad alta voce. Così che uno, passando vicino, alza la testa. Mentre la paura se ne va. Un po’.
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