Non sto per farmi nuovi amici. Ma capiranno. Parlo della rivoluzione
egiziana, per il valore universale che le ho sempre riconosciuto. Anche se da
subito l’ho definita un colpo di stato morbido e una rivoluzione a metà.
Eppure, deve fare scuola. Anche per noi.
Si parte. Fino a ieri pensavo che l’Egitto fosse arrivato allo scontro fra barbe e canne. Fra chi la barba se la fa crescere e chi la canna se la fa. Fra i giovani uguali ai giovani di tutto il mondo, con tanta voglia di provare, oltre alle canne, la democrazia. Di sperimentarla in forme nuove. E, dall'altra parte, i timorati di Dio o comunque persone sensibili, moooolto sensibili alla religione intesa anche come stile di vita. L’Egitto sembrava spezzato su queste due posizioni, entrambe tuttavia rivoluzionarie rispetto al passato recentissimo. Certo, le cose stavano cosi’ volendo riassumere la realtà con l’accetta: è quello che molto spesso i giornalisti fanno. Credevo di averci azzeccato, ma la realtà ha reso obsoleta la mia amichevole caricatura. C'è dell'altro. (Continua)
Si parte. Fino a ieri pensavo che l’Egitto fosse arrivato allo scontro fra barbe e canne. Fra chi la barba se la fa crescere e chi la canna se la fa. Fra i giovani uguali ai giovani di tutto il mondo, con tanta voglia di provare, oltre alle canne, la democrazia. Di sperimentarla in forme nuove. E, dall'altra parte, i timorati di Dio o comunque persone sensibili, moooolto sensibili alla religione intesa anche come stile di vita. L’Egitto sembrava spezzato su queste due posizioni, entrambe tuttavia rivoluzionarie rispetto al passato recentissimo. Certo, le cose stavano cosi’ volendo riassumere la realtà con l’accetta: è quello che molto spesso i giornalisti fanno. Credevo di averci azzeccato, ma la realtà ha reso obsoleta la mia amichevole caricatura. C'è dell'altro. (Continua)
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