Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Un'indefinibile testardaggine". Qui di seguito il consueto estratto:
Le immagini della
realtà non sono mai sole. Spesso, ne portano con sé altre, già
viste. Portano racconti. Come questa fotografia: porta una storia che
non c’entra nulla con lei. Diciamo che l’ha risvegliata.
Aveva dato il meglio
di sé. Nel senso di una indefinibile testardaggine. Oh sì. Non
sarebbe esagerato e nemmeno fuori luogo aggiungere: di vivere. Una
testardaggine di vivere. Un poco di buono, mai: questo mai. Mai
stato. Forse soltanto per pochi mesi. Gli piacevano le macchine,
ecco. Dov’è il problema? Gli piacevano le macchine degli altri.
Era innamorato delle otto cilindri e specializzato in sistemi
antifurto elettronici sorvegliati dal satellite. Da bambino, gli
avevano spiegato che Dio vede tutto. Aveva cominciato a maturare i
primi dubbi a otto anni. A nove aveva aperto senza chiavi la
serratura della si fa per dire sua prima auto. Una vecchia Range
Rover nera senza nessun tipo di allarme. Dio non aveva battuto
ciglio. A dieci, i dubbi erano spariti: quando lui apriva le
macchine, Dio, se c’era, guardava altrove.
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