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Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Amore di quartiere". Qui di seguito il-consueto-estratto.
Le voci nel quartiere non
si placavano. I sussurri. Le risatine. Le battute. I resoconti.
Impazzavano. Le ricostruzioni passavano di bocca in bocca (qualcuno
ormai al solo pronunciarla, questa parola, arrossiva) e si
complicavano. Diventavano addirittura ancora più piccanti. Ancora di
più? Possibile, mai? Possibile. E poi gli sguardi d'intesa e
probabilmente anche d'altro. Tipo? D'invidia. Quanti sguardi
d'invidia producevano le signore e più erano avanti con gli anni,
più la covavano, accecate. A confessarla, tuttavia, non ci
pensavano. I mariti (quelli rimasti) provavano invece un sentimento
diverso. Fondeva l'ammirazione con il ricordo – capace di compiere
il fugace miracolo di ringalluzzirli – degli anni della miglior
gioventù quando, come suggeriva il Luigi, ex contabile, dando
sfoggio di una reminiscenza scolastica liberamente adattata o
semplicemente sbagliata, “amor a nullo innamorato amor perdonava”;
anni, insomma, nei quali, come sosteneva il Franco, ex sarto in un
elegante negozio di abbigliamento per gentlemen
e abile
creatore di
sottili doppi sensi, “a caval donato non
si guardava in bocca”. Testuali parole. Provocavano reciproche e
sacrosante espressioni di approvazione quando il Luigi, il Franco e
qualche altro coetaneo si ritrovavano per l'aperitivo che, a causa
dei medicinali prescritti, era sempre e per tutti rigorosamente
analcolico. Questa “deplorevole” (Luigi) rinuncia al “nettare
divino” (Franco) non impediva alle consorti di chiedere ai
rispettivi mariti, una volta rincasati, puntuali per il pranzo, con
tono ruvido e stizzito: “Cusa a t'e bevu?”. Era, questa domanda,
dettata dal disappunto con il quale le mogli registravano
l'espressione di rinverdita giovialità sui volti dei mariti di
ritorno dal bar. Siccome conoscevano i loro polli (la frase era stata
della signora Lina, moglie del Franco, poi ripresa dalle altre
amiche), impiegavano pochissimo a concludere che si erano divertiti a
ricamare sopra al piccante argomento di cui nel quartiere parlavano
tutti, ormai da due settimane.
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