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Sono morta ieri notte, morta così,
senza salvare mio figlio. Prima di morire. Mio figlio aveva otto
anni. Io ne avevo trentadue. Sono morta subito. Senza più forza
dentro. Che se soltanto non ci mettessimo addosso queste sottane
pesanti, noi donne arabe, peseremmo meno quando finiamo in mare. Il
giubbotto salvagente taroccato che abbiamo acquistato in Turchia ci
terrebbe magari a galla, e sia pure per finta. Per finta. Per qualche
minuto. E per finta. Mi vergogno anche da morta, anzi da morta mi
vergogno di più, per avere costretto mio figlio (gli altri due li
aveva ammazzati una bomba, nel mio paese) a seguirmi per mare. Eppure, la Grecia sembrava così vicina, lo giuro, e sono una madre, non
un'assassina. Lo giuro da madre. Una madre come ne avete anche voi,
immagino, di madri, quante ne avete, che fanno la spesa ogni giorno,
che vanno al lavoro ogni giorno, che crescono i figli? E che vanno a
nuotare. Io sono stata una pazza, non sapendo nuotare, a mettermi su
quel gommone e a metterci l'ultimo figlio rimasto. Io mi merito i
vostri rimproveri, la vostra incomprensione esterrefatta, mi merito i
vostri dubbi e i vostri sospetti e merito e merito e mi merito il
vostro celato rancore. Una madre queste cose non le fa. Non una vera.
Non una come Dio comanda. Sono, ormai, a metà del mare, a metà fra
la superficie e il fondo. Mio figlio, che è più piccolo, galleggia
sopra di me. Scende, però, anche lui. E io scendo e scendo e scendo,
vestita, vedete, vestita com'ero. Com'ero prima di salire su quel
gommone, in Turchia. E prima di andarmene. Da un posto dove le bombe
mi avevano ammazzato due figli e un marito. E avevano ammazzato anche
me, vedete. Già mi avevano. Ammazzata. Ero morta da tempo. Per quel
bambino l'avevo fatto, per lui mi ero messa per strada. Una strada
dopo l'altra. E un passo dopo l'altro. In fuga. L'avevo messo sulla
barca, pregando. Pregando Dio. Che però si prende i bambini. E le
loro madri. Che Dio è? Che Dio sei? Io, vi giuro, fino a un attimo
prima stavo pensando a come lo avrei cresciuto, quel bambino,
cresciuto per bene e come si deve, nella sua nuova città. Mi ero
sentita una stupida, a pensarlo. Un'imbecille dalle lacrime facili,
una che finge la miseria e chiede la pietà per poi fregarvi tutti.
Ci ha pensato il mare. Ci ha pensato il mare. A farmi tacere. Vi
chiedo scusa. Vi chiedo scusa per essere morta insieme ad altre 42
persone. Ieri notte. In mezzo all'Egeo. Vi chiedo scusa per essere
diventata una notizia. Sono stata una sciocca e un'illusa. Avrei
dovuto morire a casa mia, tranquilla, come si deve. Insieme a mio
figlio. Cosa vai a importunare la gente per bene, mi chiedo, mentre
scendo e scendo nel mare che non ha fine. Io, come si addice a una
madre, per prima, e lui, mio figlio, qualche metro (ma nemmeno tanti)
sopra di me.
Cara Madre,
RispondiEliminanon ti so dire se esiste un Dio.
Non so pregare.
So comunque vergognarmi.
Da viva.
Faccio delle cose.
Da viva.
Mi inorridisco.
Da viva.
T’immagino mentre scivoli
silenziosa e ingombrante
in fondo al mare.
A seguire tuo figlio
Un “passo” sopra di te
Leggero …
Allora,
ti dico che una madre vera
certe cose le fa.
Le deve fare.
Non ti scusare.
Non sei sbagliata.
Sono io ora
che abbasso gli occhi.
Guardo giù …
Vi cerco in fondo al mare.
Ma non vi trovo.
Posso solo immaginarvi.
Una discesa lenta ed inesorabile …
Giù giù … fino a toccare il fondo.
Ma forse
su quel fondo
senza essere morta
nell’indifferenza
con mia figlia
un po’ ci sono anche io.
Perdonaci, se puoi.