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Gli capitava anche da giovane: si svegliava, apriva gli occhi a metà, muoveva un piede, poi l'altro, poi una mano, poi l'altra, faceva risalire una palpebra, un po' di più, una sola, e si diceva che era vivo. Ogni mattina. Adesso che ha quasi ottant'anni, fa la stessa cosa. Non è un'abitudine: è un modo per non farsi sorprendere. Dalla vita; oppure dal suo contrario. Questione di sapere che cosa ti riserva la giornata, di qua o di là. Il bello di essere vivi, è che fai quello che ti pare. La frase gli si è formata appena sotto la fronte e resta lì, come una bella ragazza per niente infastidita dagli occhi che si sente addosso. Lui la guarda e riguarda e non trova nulla, ma proprio nulla che non vada bene, e visto che ormai è sveglio, la ripete dentro di sé, un paio di volte, concludendo che alla sua età non gli è passata la voglia di fare quello che gli pare. Per esempio? La bella ragazza dietro la fronte assume un'espressione impertinente e furba, senza dubbio familiare, un concentrato di vita che lo guarda e lui sente quell'onda piena di luce e irresistibile farsi avanti, andargli vicino fino quasi a pizzicargli la pelle sotto il pigiama, e proprio pensando alla sua pelle, a quanto sia incapace di nascondere tutto il tempo che le è passato sopra, lascia che quel “Per esempio?” compia il giro del mondo dentro la sua testa, una sonda capace di richiamare anche soltanto l'eco di tutto quello che è stato. Ma, cosa ancora più bella e di per sé inspiegabile, di fargli pensare alla giornata che ha davanti, a quella infinita distesa di tempo che andrà avanti fino a sera.
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