Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 19 febbraio 2015

Due punti esclamativi sbattuti in faccia alla vita.

© 2015 weast poiductions

A, come si dice in questi casi?, grande richiesta, un nuovo episodio dal supermercato dietro l'angolo. Un pezzo di vita raccolto (con i guanti, la vita taglia...) al mio rientro. Rientro? Rientro, sì. Okay, ma da dove? Vallo a sapere. Da lontano, dai margini, andrebbe, come risposta? Va okay, capo. Tranquillo. Il resoconto, ora.

Cosaaaa? Nel computer? Nel cosa cazzo dici? Nel miiiio computer? A parte che la password chi te l'ha data, cosa ci fai te dentro il mio laptop? Chi è Marco nei contatti di Skype? Aspetta che respiro.
Respira. Uno, due, tre. È bellissima. Uno e settanta, capelli scuuuri, pelle pallida, aria sana, beata lei sana, strasana si direbbe, che cosa hai fatto per meritartela, quest'aria?, e ancora: l'aria di una pronta a tutto. In primis, pronta a ricominciare. Prova a chiederle – se hai il coraggio di farlo – il senso di due tacchi così alla Cooooooop. Due punti esclamativi sbattuti in faccia alla vita. Ora cammina, accelerando senza neppure gettare un'occhiata alla pasta, al sugo, alle acciughe, al sushi scontato, cristo santo, al sushi scontato, quello, almeno... Niente.
Prontooo? Ci sei ancora, vigliacco che non sei altro, ignorante, parla se hai il coraggio, il mio laptop per te è la Casa Bianca, hai capito, se entri muori, arriva il messaggio?
Diiio se arriva; è una vibrazione, un pugno in faccia, un ginocchio sulla schiena che spinge a fondo e due mani che ti mettono le manette, di un devastante cattivo che lascia il segno, una testata dura e cruda in mezzo alle scapole e un colpo di tacchi proprio sulla nuca, aaaaahhhh, che male che fa e cooome ci fai sognare a noi che ti stiamo guardando (immaginando), ooooo, con riservata, aaaaaa, discrezione, eeeeee, che risuona uguale a una promessa (dimentica l'eco, questa volta non c'è), mentre la tua – la tua! - mano apre il frigo dei surgelati, i quali fanno iiii (questa volta l'eco c'è), e purtroppo è già (quasi) finito tutto. Punto. O. O. O. O. Diiio, se esisti, fai che esista anche lei, per davvero. Questa sterminatrice. Vendicatrice. Accarezzatrice. Che ora, con una mano divinamente leggera (eeeraaa), afferra dallo scaffale un pacchetto di Marlboro, oooddddiiiio Marlboro, proprio Loro, e lo getta distratta (sai quanto vale un pacchetto di Marlboro, Miiiss, lo saai?) nel cestello maledettamente felice di accogliere qualsiasi cosa giunga da lei, e se sono Marlboro ê festa....
Senti, ragazzo, ascoltami bene: fai le valige e sgomma, vattene da casa mia. Criceto. Marmotta. Coniglio, ecco: coniglio. Cosa cercavi? Il video? Il video quale? Aahahahaha.... Quello? Ma quello era il trailer, sfigatus. Cinquanta sfumature di fregnacce, le tue, tutte tue. Marco? Chi è, chi sarebbe? Vuoi saperlo? Sei te, bestia. Te come mi piacerebbe che tu fossi. Punto esclamativo. Dai che sono alla cassa. Salgo in macchina e rientro. Aspettami. Che nero ti faccio. N-e-r-o. 
A dire poco mervaigliosa: anche quando infila il cellulare nella borsa. Un corpo ormai senza vita. Troppo lenta la cassiera (o la cassa medesima) per dare un seguito narrativo a tale strepitosa furia.  

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