Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

lunedì 18 agosto 2014

Il senso della biro_13. Scrivi pure "sdentata".

© 2014 weast productions

Scrivi pure “sdentata”. Se esistesse una Madonna senza denti (non tutti, qualcuno mi è rimasto) ci andrei a pregarla ogni domenica. Nemmeno tanto a pregarla: mi andrebbe anche di dirgliene quattro, alla Madonna, caso mai fosse stata impeganta da qualche altra parte quando hanno ammazzato mio figlio, quello più giovane. Sarebbe partito anche lui, come il primo. Australia se avevo capito bene, ma sai che io con la geografia non è che vado d'accordo. Credo Australia. O aveva detto Germania? Non sto perdendo la memoria: non capisco bene dall'inizio, con tutti quei nomi, paesi diversi, città diverse. Faccio confusione. Ho perso un altro dente tre giorni fa. Ballava da tempo. È un po' come tornare indietro ai denti del latte, li chiamate anche voi così, nella vostra lingua? I denti del latte a sessant'anni: un cerchio che si chiude. Ho letto che c'è gente che alla mia età inizia una nuova vita, dalle tue parti. Corretto? Mio marito è morto di cancro, uguale a dire che se l'è cercata. Miniera, tutta la vita. E quelle sigarette dal filtro vuoto che venivano da Mosca, come un treno espresso. Quelle non mancavano mai. Non mancano nemmeno oggi. Tornava a casa e avevo l'impressione che respirasse con lo stomaco: tutta l'aria gli finiva lì. Gli era venuta una pancia cattiva. È morto male. Ammesso che uno possa morire bene. La sera, tardi, quando vado a letto, mi viene da bestemmiare. Esce una rabbia secca da dentro di me. Non me ne sarei mai creduta capace. Sono lì, sulla punta della lingua, quelle parole pesanti, sporche. Nere. Ancora resisto. So che non cambierebbe nulla. L'altro ieri hanno portato all'ospedale Irina, la mia vicina. Io non l'ho vista, ma chi c'era racconta che le usciva il sangue dal naso e dalle orecchie. Sulla barella le ballavano le tette come fossero una torta riuscita male, che non ci stava nel piatto. Raccontano anche questo. Pensare che Irina è morta ancora prima di arrivare in ospedale. Le era finito qualcosa dentro l'appartamento, che poi era esploso. Mi pare che la parola sia: mortai. Succede ogni giorno. Sono ignorante: per tutta la vita non ho fatto che mettere al mondo figli, crescerli e salutarli, quando se ne andavano, lontano. A parte l'ultimo. L'ultimo me lo hanno portato via a fucilate nella testa. Non era rimasto niente, della sua testa. Niente. Cosa vuoi che dica, la sera, prima di andare a dormire: grazie? Questa mattina ho pensato: perché non ci lasciano stare? Non penso molto, ho troppe cose da fare: troppe è sbagliato. Sono poche e sempre le stesse, ma una deve anche mangiare, tutti i giorni, uscire di casa, comprare due salsicce, un pezzo di pane, dell'acqua. Non è facile, sai? Questo pensiero deve essermi venuto perché la sera prima ho guardato la televisione. Parlavano del mondo, anche di noi, che siamo qui nell'est dell'Ucraina. Dicevano che i russi stanno dalla nostra parte. L'Europa dall'altra. E siccome tutti strillano di non volere la guerra, se la sono già dichiarata e se la stanno già facendo. E buonanotte. Parlavano anche di altri popoli, alla televisione. Di gente che sta fuggendo, non chiedermi dove, ma è un posto lontano dove fa caldo. Armi e bombe, anche lì. Non ci capisco niente. Ma quando sento parlare di armi, di gente che vuole dare le armi a qualcuno per fare qualcosa, insomma per sistemare qualcosa, mi torna alla mente il mio povero marito. Quando respirava ancora con i polmoni, circa otto mesi prima di morire, diceva sempre la stessa cosa: diceva che con le armi c'è sempre qualcuno che ci guadagna. Non l'ho mai capita fino in fondo, questa frase, eppure sono d'accordo con quello che capisco. Non voglio entrare nei particolari, ma è un po' come se uno mi offrisse una dentiera: ci guadagna, no? Certo, mi dà dei denti nuovi, ma non saranno mai quelli che ho perso. Diciamo pure per strada. (Testimonianza).

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