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Scrivi pure “sdentata”. Se
esistesse una Madonna senza denti (non tutti, qualcuno mi è rimasto)
ci andrei a pregarla ogni domenica. Nemmeno tanto a pregarla: mi
andrebbe anche di dirgliene quattro, alla Madonna, caso mai fosse
stata impeganta da qualche altra parte quando hanno ammazzato mio
figlio, quello più giovane. Sarebbe partito anche lui, come il
primo. Australia se avevo capito bene, ma sai che io con la geografia
non è che vado d'accordo. Credo Australia. O aveva detto Germania?
Non sto perdendo la memoria: non capisco bene dall'inizio, con tutti
quei nomi, paesi diversi, città diverse. Faccio confusione. Ho perso
un altro dente tre giorni fa. Ballava da tempo. È un po' come
tornare indietro ai denti del latte, li chiamate anche voi così,
nella vostra lingua? I denti del latte a sessant'anni: un cerchio che
si chiude. Ho letto che c'è gente che alla mia età inizia una nuova
vita, dalle tue parti. Corretto? Mio marito è morto di cancro,
uguale a dire che se l'è cercata. Miniera, tutta la vita. E quelle
sigarette dal filtro vuoto che venivano da Mosca, come un treno
espresso. Quelle non mancavano mai. Non mancano nemmeno oggi. Tornava
a casa e avevo l'impressione che respirasse con lo stomaco: tutta
l'aria gli finiva lì. Gli era venuta una pancia cattiva. È morto
male. Ammesso che uno possa morire bene. La sera, tardi, quando vado
a letto, mi viene da bestemmiare. Esce una rabbia secca da dentro di
me. Non me ne sarei mai creduta capace. Sono lì, sulla punta della
lingua, quelle parole pesanti, sporche. Nere. Ancora resisto. So che
non cambierebbe nulla. L'altro ieri hanno portato all'ospedale Irina,
la mia vicina. Io non l'ho vista, ma chi c'era racconta che le usciva
il sangue dal naso e dalle orecchie. Sulla barella le ballavano le
tette come fossero una torta riuscita male, che non ci stava nel
piatto. Raccontano anche questo. Pensare che Irina è morta ancora
prima di arrivare in ospedale. Le era finito qualcosa dentro
l'appartamento, che poi era esploso. Mi pare che la parola sia:
mortai. Succede ogni giorno. Sono ignorante: per tutta la vita non ho
fatto che mettere al mondo figli, crescerli e salutarli, quando se ne
andavano, lontano. A parte l'ultimo. L'ultimo me lo hanno portato via
a fucilate nella testa. Non era rimasto niente, della sua testa.
Niente. Cosa vuoi che dica, la sera, prima di andare a dormire:
grazie? Questa mattina ho pensato: perché non ci lasciano stare? Non
penso molto, ho troppe cose da fare: troppe è sbagliato. Sono poche
e sempre le stesse, ma una deve anche mangiare, tutti i giorni,
uscire di casa, comprare due salsicce, un pezzo di pane, dell'acqua.
Non è facile, sai? Questo pensiero deve essermi venuto perché la
sera prima ho guardato la televisione. Parlavano del mondo, anche di
noi, che siamo qui nell'est dell'Ucraina. Dicevano che i russi stanno
dalla nostra parte. L'Europa dall'altra. E siccome tutti strillano di
non volere la guerra, se la sono già dichiarata e se la stanno già
facendo. E buonanotte. Parlavano anche di altri popoli, alla
televisione. Di gente che sta fuggendo, non chiedermi dove, ma è un
posto lontano dove fa caldo. Armi e bombe, anche lì. Non ci capisco
niente. Ma quando sento parlare di armi, di gente che vuole dare le
armi a qualcuno per fare qualcosa, insomma per sistemare qualcosa, mi
torna alla mente il mio povero marito. Quando respirava ancora con i
polmoni, circa otto mesi prima di morire, diceva sempre la stessa
cosa: diceva che con le armi c'è sempre qualcuno che ci guadagna.
Non l'ho mai capita fino in fondo, questa frase, eppure sono
d'accordo con quello che capisco. Non voglio entrare nei particolari,
ma è un po' come se uno mi offrisse una dentiera: ci guadagna, no?
Certo, mi dà dei denti nuovi, ma non saranno mai quelli che ho
perso. Diciamo pure per strada. (Testimonianza).
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