Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Di un piccolo vigile". Qui di seguito il consueto estratto:
C'è un bambino in mezzo alla strada,
quanti anni avrà? Sette? Fai sette. Non può averne di più. È in
mezzo a un crocevia, con i piedi piantati per terra. Indossa una
divisa bianca: pantaloni e giacca. Ha anche un cappello, bianco. Si
sbraccia, ma nemmeno tanto. Compie gesti precisi e misurati, sempre
gli stessi, geometrie. Sta lavorando. Esprime autorità. Le auto si
fermano quando il piccolo alza il braccio sinistro, mentre il destro,
rivolto in un'altra direzione, fa su e giù, ripetendo più volte
l'escursione di novanta gradi, la stessa ogni volta, al millimetro si
direbbe: le auto ferme in attesa, alla vista di quel braccio si
rimettono in movimento e passano oltre il crocicchio. Qualcuno deve
averlo messo lì, quel moccioso, è la prima cosa che viene in mente.
Messo lì a fare il vigile, in una città che non ha più nemmeno
poliziotti, scappati chissà dove oppure a casa a dormire, una città
che non ha più un governo, che non ha più leggi di fronte alle
quali provare rispetto, che non ha più ordine.
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