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Quattro giorni prima della scena all'aeroporto, c'è una fotografia. Scatti e la porti a casa. C'è una donna china su un letto nel mezzo di una stanza improvvisata: attorno, i muri grigi di una casa non terminata, le finestre senza vetri, stantufi che pompano aria fredda. Sul letto c'è un uomo grosso, ancora forte. Ridotto, però, a un bambino che non parla. Capisce, dice la donna, che è sua moglie, per capire capisce. Forse. Fatto fuori da un ictus, roba di un anno fa. Sono fuggiti tutti, la moglie, i tre figli, da un villaggio vicino alla città di Sinjar, Iraq. Fuggiti dall'esercito dello Stato islamico (IS). L'uomo si chiama Khader Amar Bekri. Lo hanno portato via su una sedia a rotelle, poi caricato su una macchina, quando ce n'era una, poi di nuovo spinto a piedi, sulle montagne, poi in Siria, per finire a Ba’adra, villaggio nell'Iraq del nord non occupato dagli estremisti dell’IS.
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